sull’insaturo… Italo Calvino
“Sto tirando fuori troppe storie alla volta perché quello che voglio è che intorno al racconto si senta una saturazione d’altre storie che potrei raccontare o forse racconterò o chissà non abbia già raccontato in altre occasioni, uno spazio pieno di storie che forse non è altro che il tempo della mia vita, in cui ci si può muovere in tutte le direzioni come nello spazio trovando sempre storie che per raccontarle bisognerebbe prima raccontarne delle altre, cosicché partendo da un qualsiasi momento o luogo si incontra la stessa densità di materiale da raccontare. Anzi, guardando in prospettiva a tutto quello che lascio fuori dalla narrazione principale, vedo come una foresta che si estende da tutte le parti e non lascia passare la luce tanto che è folta, insomma un materiale molto più ricco di quello che ho scelto di mettere in primo piano stavolta, per cui non è escluso che chi segue il mio racconto si senta un po’ defraudato vedendo che la corrente si disperde in tanti rigagnoli e dei fatti essenziali gli arrivano solo gli ultimi echi e riverberi, ma non è escluso che proprio questo sia l’effetto che mi proponevo mettendomi a raccontare, o diciamo un espediente dell’arte di raccontare che sto cercando d’adottare, una norma di discrezione che consiste nel tenermi un poco al di sotto delle possibilità di raccontare di cui dispongo.”
Se una notte d’inverno un viaggiatore
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