caramelle Mou
Eccolo l’odore di mele. Giovanna aveva quest’odore di mele. Mele e caramelle Mou. Io forse di Giovanna sono stato innamorato. Non lo so cosa è l’amore e non so se mi sono innamorato più. Però so che Giovanna, all’età di 7 anni, mi ha lasciato quella sensazione d’essere appiccicaticcio e di zucchero che ti lasciano solo le Mou. Io, come sempre abitavo in una comunità. Non mi ricordo nemmeno il nome della comunità. Lei aveva una mamma e un papà. Detto così sembra normale, ma la normalità è solo quello che conosci da piccolo, per me era normale non avere un padre ed avere una madre che se ne era uscita per comprare i fiori all’angolo e che non era tornata più. Che io i fiori non sono più andato a comprarli e che quando li compra qualcuno davvero lo odio. Ma giuro lo odio. Io l’odore dei fiori lo odio, invece l’odore delle Mou mi mette proprio di buon umore. È la mia droga sana. Ognuno di noi ha una droga sana. Qual è la tua droga sana? Se non ce l’hai cercala, la realtà è troppa. Troppa. Insomma, Giovanna era seduta in prima fila. Giovanna era bravissima. Il giorno era quello dell’interrogazione di storia. Io ho sempre studiato la geografia, sono sempre stato convinto che, fossi partito per trovare mia madre, avrei dovuto conoscere le mappe, sapere dove stava il nord e dove stava il sud. Invece la storia non mi è mai piaciuta. Il perché non lo so. Non mi piace e basta. Che te ne frega di come sono andate davvero le cose, le cose vanno e tu te ne fai un’idea, mica devi leggerlo nei libri. Insomma io la storia non l’ho mai studiata. La domanda era sugli Assiri. Gli Assiri che tutti, se gli chiedi chi sono, te lo sanno più o meno dire. Invece io non lo sapevo. E la maestra si era proprio spazientita. Che io alle maestre non sono mai piaciuto e facevo di tutto per non piacere, perché alle maestre sapevo che piacevano i fiori. Insomma io avevo sputato sulla cattedra e la maestra mi aveva dato una sberla. Forte. Allora io mi ero messo al mio posto e non avevo pianto, io non ho mai pianto. Piango solo quando raccolgo i fiori che per me fanno lo stesso effetto delle cipolle. Poi era suonata la campanella della ricreazione. Tutti erano corsi in corridoio, io era rimasto al mio posto. Giovanna, dal proprio banco mi si era avvicinata. Era la prima volta che oltrepassava la prima fila di banchi, non era mai venuta dietro. E lì, senza dire niente, perché lei l’ha sempre saputo che io parlo tanto ma in fondo le parole non mi piacciono, mi si era avvicinata. Come al rallentatore. Mi aveva dato un bacio sulla guancia. Il bacio più bello del mondo. Io non ho mai dato molti baci e ne ho visti ancor meno. Nelle comunità dei bambini gli educatori non si baciano mai con la lingua e forse dovrebbero. Quindi di tutti i miei baci quello è stato il più bello. Mi ricordo lei che si abbassava e io che chiudevo gli occhi e lei con i capelli fermati dal cerchietto. Guarda che io gli occhi non li chiudo mai perché non mi fido. Poi la quinta elementare è finita e Giovanna non l’ho più vista. Ma quel bacio me lo ricordo. Quel bacio che sapeva di caramella Mou e di cerchietto. E di mele.
E quanto avrei voluto, tante volte, che lei ci fosse.
Forse sarei stato un bambino diverso se Giovanna avesse fatto anche le scuole medie con me.
Forse sarei stato meno arrabbiato se avessi sentito a ricreazione quell’odore di Mou e di mele.
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