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“Nessun sogno è mai solamente un sogno”.  Stanley Kubrick

La rêverie, la fantasticheria, è un sognare inteso come un processo sempre in corso...
La rêverie, la fantasticheria, è un sognare inteso come un processo sempre in corso...
«Quando un animo è portato al sogno, non bisogna tenervelo lontano, razionarglielo. Finché distoglierete il vostro animo dai suoi sogni, non li conoscerà; sarete in balia di mille apparenze perché non ne avrete capito la natura. Se un po’ di sogno è pericoloso, quel che ce ne guarisce non è sognare di meno, ma di più, fare tutto il sogno». (Marcel Proust)
La rêverie, la fantasticheria, è un sognare inteso come un processo sempre in corso, sia nel sonno che nella veglia. In analisi – in psicoterapia – le comunicazioni del paziente sono veicolate da quello che Bion ha definito “il pensiero onirico della veglia”, che rende presenti gli stati interni sia del paziente che del terapeuta sotto forma di immagini visive, vivide e precise.
È proprio l’abbandonarsi alla rêverie – dove emozioni mai pensate o in precedenza impensabili hanno diritto di soggiorno e di libera circolazione – è la caratteristica saliente di quella particolare disposizione che è l’ascolto psicoanalitico.
Intendiamo la rêverie come un bisogno del cuore, nel senso immaginato da Rousseau, come archetipo di una scrittura intesa come “registrazione di pensieri”, libera, ma scaturita da un’intima necessità, costruita con un vocabolario essenziale e una sintassi semplice che deve tener conto di un materiale i cui nessi con la realtà sembrano spezzati, e che risulta dunque a prima vista incomprensibile. Il formarsi delle immagini scaturite dal sogno ad occhi aperti presuppone il trovarsi ad avere funzionamenti mentali diversi in oscillazione tra loro; il formarsi dell’immagine è il frutto finale di un processo digestivo in cui sensorialità, protoemozioni, stimoli indistinti vengono transustanziati in un pittogramma emotivo: quanto urgeva fastidiosamente a monte diviene un quadro visivo della mente che alleggerisce le tensioni.

Dovremmo sempre recuperare e sognare aspetti non transitabili della nostra e dell’altrui mente per dare il passaporto a tutte le emozioni.